In questo periodo è normale essere attraversati dalle cosiddette emozioni negative come la paura, la rabbia, il dolore.
Sono tutte emozioni legittime con cui fare i conti, ma questo non significa che dobbiamo restare passivi perché è normale sentirsi così.
“Emozione” infatti è una parola che significa “muovere da”: l’emozione è il motore, è la forza che ci spinge ad agire e questa energia ha bisogno di essere canalizzata da qualche parte, se non può semplicemente portare al cambiamento che vorrebbe.
Inoltre ci sono alcuni accorgimenti che possiamo adottare per evitare che quest’emozione cresca.
Quelli che seguono sono solo alcuni consigli generali, spunti apparentemente banali e senza la pretesa di essere soluzioni magiche; in ogni caso non possono in alcun modo sostituire una relazione terapeutica.
Accogliere la propria emozione: le emozioni quando non sono ascoltate alzano la voce, battono i pugni per avere il loro spazio e diventano pervasive. Per diminuire la loro intensità è sufficiente concedersi di provarle anziché cercare di spegnerle o nasconderle
Esprimere le proprie emozioni: condividerle con altre persone ne diminuisce il peso (condividere significa appunto dividere-con, non moltiplicare-con)
Sublimare le proprie emozioni: le emozioni che riguardano eventi o situazioni che non possono essere cambiate, possono trovare sollievo nella loro espressione attraverso l’arte come la pittura, la musica, la danza. Questo non significa fare degli esercizi di danza o di chitarra come sfogo, ma proprio mettere in arte la propria emozione, darle parola con l’arte (ballare la propria paura ad esempio ascoltando e seguendo il bisogno del corpo di muoversi, senza giudizio sulla performance che non ci interessa). Nel caso in cui l’emozione in questione sia un dolore legato ad un lutto, ci si può prendere del tempo in intimità per salutare la persona amata. I riti sono importanti e ora che non è possibile metterli in atto nella propria comunità di credenti o meno, nulla ci impedisce di farlo simbolicamente in casa nostra. Se abbiamo una persona ricoverata che non possiamo andare a trovare o una situazione simile, possiamo scriverle una lettera in cui aprirci ad un dialogo come se fosse lì presente
Prendere il sole: da una finestra aperta, da un balcone o in giardino. L’esposizione alla luce e ai raggi solari ha effetti positivi sia sul fisico sia sull’umore
Fare cose buone per sé: l’attività fisica aerobica in primis che rilascia endorfine è utilissima, ma anche tutte le attività che piacciono, i propri hobby. Per quanto non sia ottimale farli in casa è comunque una possibilità che porta bellezza nella nostra quotidianità
Stare nel qui ed ora: significa stare nel presente che è fatto del proprio respiro, dei propri muscoli, del suono della lavatrice, del colore delle piastrelle, del canto degli uccellini. Le pratiche di meditazione portano in questa direzione, così come gli esercizi di bioenergetica e di feldenkreis o l’attività dei mandala (non quelli già fatti da colorare, ma proprio disegnarli dal principio stando in contatto). Il concetto è ascoltare ciò che si sta facendo mentre si svolge un’attività, piuttosto che fare per fare
Evitare l’eccessiva esposizione alle informazioni: se essere informati ora per ora dà un’illusione di controllo, in realtà riempie la nostra testa di preoccupazione. Le informazioni attraverso immagini o video sono più impattanti rispetto a quelle lette. Ricordiamoci che non è la realtà oggettiva che influisce sul nostro sentire, ma la realtà percepita
Ascoltare frequenze rilassanti: mentre facciamo smart working o facciamo altre attività in casa possiamo ascoltare Mozart o musiche per la meditazione che facilitano appunto uno stato di rilassamento
Buona ricerca e buona scoperta
Dott.ssa Violetta Molteni, psicologa psicoterapeuta
http://www.violettamoltenipsicologa.com
versione pdf Io sto a casa ma come sto