La donna dietro alla tetta

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno in maniera esclusiva fino al compimento del 6° mese di vita. E’ importante inoltre che il latte materno rimanga la scelta prioritaria anche dopo l’introduzione di alimenti complementari, fino ai due anni di vita ed oltre, e comunque finché mamma e bambino lo desiderino. (tratto dal sito del Ministero della Salute)

Perfetto nutrimento, ha una serie di vantaggi di salute immediati come gli anticorpi, ma anche a lungo termine, ad esempio previene l’obesità.

Basta fare una veloce ricerca in internet e ci sono mille motivi per allattare al seno, mille modi per farlo quando è difficoltoso.

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Portare avanti l’allattamento al seno non è solo superare le difficoltà tecniche per aiutare il bambino ad attaccarsi bene al seno: non dimentichiamoci che dietro la tetta c’è una donna.

Una donna che è sì una mamma che vuole il meglio per il suo bambino, ma è anche una donna a cui cambia completamente la vita.

Nei nove mesi si era dovuta abituare ad occuparsi già del piccolo esserino che aveva nella pancia ad esempio stando attenta a ciò che mangiava e limitando le proprie attività fisiche. Ma tutto sommato il bambino si nutriva da solo, si puliva da solo e portarlo in giro era inevitabile e anche abbastanza pratico.

Ora si ritrova per le mani un cucciolo che ha continuamente bisogno fisicamente di lei e allattare diventa un vero e proprio lavoro.

Come tutti i lavori, per qualcuna è il lavoro che ha sempre sognato e lo fa con passione e naturalezza, per qualcun’altra è veramente un tormento e una cosa che fa per dovere.

In entrambi i casi è un lavoro faticoso in maniera anche subdola: infatti la fatica non sta solo nell’aver sempre appresso il piccolino e allattarlo di frequente, ma anche nel produrre il latte. La produzione di latte infatti richiede moltissime energie che stancano per forza la mamma e questa parte del lavoro è invisibile.

Oltretutto non è un lavoro riconosciuto, ma non soltanto dagli altri: spesso è la mamma stessa la prima a pensare che non ha combinato niente tutto il giorno perché l’unica cosa che ha fatto è stato allattare e cambiare il piccolo.

Anche se si allatta al biberon la procedura non è certo leggera e comoda, soprattutto la notte o quando si cerca di uscire per fare un giro.

Ci sono i giudizi se allatto al seno, se allatto al biberon, se rientro subito al lavoro o non rientro; ci sono le paure sulla crescita del bambino, l'”esame” del pediatra.

Poi ci sono le implicazioni sessuali: il seno è l’organo che produce il latte sospendendo nell’immaginario collettivo il ruolo sessuale.

In realtà però resta un organo sessuale e lo si scopre ad esempio quando si riprendono i rapporti sessuali con il partner: può capitare infatti che fuoriesca il latte durante l’orgasmo.

Inoltre, se alcune mamme sentono dolore durante l’allattamento, altre provano un piacere sessuale. Questa eventualità è del tutto naturale (il seno è una zona erogena coinvolta nell’eccitazione) e causata dall’ossitocina, ormone coinvolto nell’orgasmo ma anche necessario alla produzione di latte. Ciononostante non viene sempre accettata volentieri dalla mamma perché non avviene con un partner sessuale, bensì con il proprio figlio mentre lo si sta nutrendo.

La mamma di nuovo si trova a non avere più il controllo del proprio corpo che fa tutto da sé ed è pure a disposizione di un’altra piccola persona.

É di certo un miracolo della natura, ma questo non significa che sia facile.

Che allattiate al seno, con il biberon, a testa in giù o sul terrazzo, godendo o soffrendo ci saranno sempre critiche interne ed esterne, sempre difficoltà, sempre momenti di sconforto e paure.

Questa è del resto la vita.

Sappiate però che non siete le sole: tutte le mamme almeno per un attimo ci sono passate.

Allora parlate, chiedete ad altre donne di raccontarvi la loro esperienza, ma non fermatevi alla frase “è stata l’esperienza più bella della mia vita”: chiedete di raccontare anche il momento peggiore, le difficoltà.

Una medaglia ha sempre due facce e non è certo negando le avversità che queste possono essere superate o almeno sopportate.

Mal comune mezzo gaudio, no?

E quando raccontate di voi, abbandonate la maschera delle mamme perfette e positive; non è detto che non lo siate davvero, ma siete soprattutto umane: mostratevi come tali perché è l’unico modo di incontrare davvero un altro essere umano e la sua storia di certo vi sorprenderà.